Vorrei le gambe con i muscoli lunghi e gli addominali come su instagram A. 14 anni
Ora lavoro, so controllare il cibo e faccio palestra tutti i giorni. Finalmente i miei genitori non mi considerano più più la figlia sbandata di un tempo G. 29 anni
Sono solo due delle innumerevoli frasi che sono emerse presso l’ambulatorio per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) di una delle Asl romane dove svolgo i primi colloqui per la valutazione diagnostica.
All'interno di questo servizio, tra Settembre e Dicembre del 2019 hanno chiesto aiuto ed è stato possibile effettuare una diagnosi a circa 48 persone, negli stessi mesi del 2020 le richieste sono diventate circa 91.
Questo significa che c’è stato un aumento del 90%.
Un numero spaventoso se si pensa che, la fetta di persone maggiormente colpite, è composta prevalentemente da donne con un’età tra gli 11 e i 25 anni. I sintomi sono tanti, difficili da spiegare e talvolta da riconoscere. Proprio per questo, accade spesso che vengano normalizzati e ignorati, che entrino a far parte della vita di queste persone e di chi le circonda come qualcosa di inesistente.
Genitori e (futuri) pazienti arrivano ai servizi di cura in ritardo, stremati, spaventati, sulla difensiva e quando viene comunicata la diagnosi rimangono stupiti.
LE SFUMATURE NON VISTE
!!! Trigger warning !!!
Se sei particolarmente sensibile a questa tematica, se pensi che i contenuti relativi al cibo e all’alimentazione potrebbero attivare in te uno stato emotivo che non sei sicur* di poter gestire o se sei una persona con un disturbo alimentare, ti informo che in questo paragrafo sono presenti contenuti altamente attivanti e descrizioni esplicite di alcuni comportamenti problema.
Quando si parla di Disturbi Alimentari l’immagine evocata è spesso quella di una donna di 30kg, pelle e ossa che non mangia o quella di un’adolescente in preda all’emotività che per rimanere magra si infila due dita in gola per vomitare.
Questi cliché esistono, non sono frutto dell’idea romanzata di alcuni registi. Esistono ma, e qui il ma è grosso come un palazzo, rappresentano solo il polo più estremo di alcuni comportamenti.
I dca sono infatti disturbi complessi, talvolta silenziosi e striscianti che si esprimono attraverso innumerevoli pensieri, emozioni e comportamenti. Emergono da un dolore che si potrebbe pensare non possa essere provato da un* preadolescente o che sia "banalmente" un estremo tentativo per controllare il peso (a volte lo è, ma è solo la punta dell’iceberg).
E invece i DCA emergono anche in persone normo o sovrappeso, in persone che escono con gli amici, vanno a scuola, a lavoro, a fare la spesa, a cena fuori e mangiano in presenza degli altri.
I corpi di una persona con un DCA non sono, o meglio non sono solo, come quello della famosa campagna di sensibilizzazione contro l'anoressia; sono scrigni che racchiudono al loro interno un’infinità di caratteristiche che quando non sanno più come emergere si esprimono attraverso sintomi ed esternalizzazioni più o meno evidenti.
In quest’ottica quindi per essere anoressica non serve avere un sottopeso che mette a rischio la vita, così come per essere bulimica non è necessario vomitare.
Ci sono poi i cosiddetti “ciccioni” a cui viene spesso diagnosticato un Disturbo da Alimentazione Incontrollata: non hanno corpi abbastanza sovrappeso da essere obesi ma nemmeno abbastanza magri da essere considerati tra coloro che potrebbero essersi ammalati di un disturbo alimentare.
Per loro, nessuna pietà: rimangono ciccioni che potrebbero anche sforzarsi un po’ di più per perdere quei kg di troppo.
CAMBIARE PUNTO DI VISTA
Uscire dallo stereotipo è difficile e come per ogni altra convinzione, è necessario un allenamento costante per riuscire a cambiare prospettiva.
Non serve avere a che fare con una persona con una diagnosi di dca per esercitarsi, si tratta infatti di “buone regole” generali per svincolarsi da quelle domande/osservazioni che vengono fatte con leggerezza ma che potrebbero ferire o peggiorare una visione distorta di sé.
1. Evitare di commentare il corpo degli altri (sia in positivo che in negativo)
Frasi del tipo “Ti vedo bene!”, “Come sei dimagrito!”, “Stai bene con qualche kg in più/meno” vengono spesso interpretate con un filtro chiamato "attenzione selettiva" che porta a considerare nell'ambiente solo le informazioni che confermano le sue idee. In questo caso che TUTTI la osservino e valutino il suo valore personale SOLO in relazione al corpo (e no, anche se non era questa la vostra intenzione, sarebbe meglio evitare).
2. Non far notare alla persona che mangia troppo o troppo poco
A meno che non siate in un contesto terapeutico (non solo psicologico), opinioni di questo tipo vengono raramente vissute in modo positivo. Le persone con un’alta sensibilità al tema alimentare o con un disturbo conclamato, hanno la tendenza a ragionare secondo la distorsione del “tutto o niente”; saranno quindi portate a leggere come un fallimento qualsiasi comportamento si discosti anche solo lievemente dal loro programma alimentare (bilanciato o meno che sia).
3. Etichettare le persone definendole obese o anoressiche perché sembra esplicativo della loro fisicità
Partendo dal presupposto che, visto che nessuno di noi può conoscere i vissuti di persone con cui non ha confidenza, sarebbe meglio non riferirsi agli altri apostrofandoli in modi giudicanti.
Chiarito questo, oltre che essere di cattivo gusto, questo tipo di definizioni possono essere dannose per 2 motivi:
Se la persona soffre effettivamente di un disturbo alimentare, non ha bisogno che gli vengano ricordate la sua sofferenza e le sue debolezze
Se la persona non ha un disturbo alimentare, potrebbe semplicemente piacersi così, accettarsi per com’è, considerare prioritarie per la propria persona caratteristiche che esulano dal corpo oppure soffrire molto per la propria magrezza/sovrappeso e rimanere ferito da una definizione patologica e stigmatizzante di sè.
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