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La narrazione personale

Avete presente quei libri in cui viene raccontato lo stesso episodio ma da due punti di vista differenti?

Il senso dell’esperienza personale, è racchiuso tutto li.

Eventi uguali, vissuti opposti.

Vissuti uguali, eventi opposti.

“Ma erano entrambi nello stesso posto?”

“Sono forse stati separati alla nascita?”

Viene da chiedersi.

Nel modello psicologico che ho deciso di sposare, come vengono raccontati gli eventi assume rilevanza prioritaria rispetto all'evento in sé.

Poiché infatti ogni avvenimento ha infiniti modi per essere vissuto, questo approccio permette di osservare il modo peculiare con cui ogni persona costruisce il mondo intorno a sè e di conseguenza come legge la propria esperienza.

Narrazione è il termine usato per identificare come ognuno organizza ciò che gli accade.

Attraverso le parole usate, nei dettagli riferiti e in quelli mancanti, nei nessi causa-effetto, la narrazione personale tiene in piedi la nostra esistenza.

Per una comprensione più lineare, è fondamentale sapere che il nostro cervello è programmato per “tenerci uniti”, non contempla la frammentazione e, anche se a volte in modi bizzarri, crea ponti tra informazioni apparentemente inconciliabili per darci un senso di coerenza.

La nostra mente si pone quindi un obiettivo preciso - “tenerci uniti” - e lo persegue ad ogni costo.

Quello che facciamo fatica ad accettare è il prezzo da pagare.

La fortuna e contemporaneamente la sfortuna di tutto ciò, è che non siamo pienamente consapevoli di tutto questo. Viviamo la nostra vita e narriamo le nostre esperienze in modo istintivo e naturale, senza fermarci a riflettere, finché per alcuni le contraddizioni non diventano insopportabili.

Un buon punto di partenza per vedere questi aspetti è conoscerli.

Conoscerli significa partire dal presupposto che organizziamo la nostra persona attorno ad alcuni capisaldi che sviluppiamo dai primi istanti di vita e durante tutta la nostra esistenza.

Questi capisaldi diventano con il tempo le regole che guidano le nostre scelte, selezionano le informazioni da escludere e quelle da tenere in considerazione, orientano i nostri vissuti.

Tutto ciò assume un ulteriore piano di complessità se consideriamo tutte le variabili a cui andiamo incontro venendo al mondo: nasciamo in una precisa area del mondo, ci inseriamo un momento storico e/o famigliare particolare, cresciamo acquisendo la narrazione che ci viene tacitamente insegnata dai nostri genitori...

Quel che rimane è che ogni ulteriore dettaglio contestuale contribuisce a restringere enormemente le alternative tra cui ci troveremo a scegliere, e ci precluderà l'accesso all'infinità di opzioni che l'universo ci propone.


Prendere consapevolezza di tutto questo può aiutarci a ridimensionare alcuni aspetti, a riconoscere i nostri pattern, le situazioni in cui ci troviamo in difficoltà ma anche i punti di forza che ci fanno essere le persone funzionali che siamo.

Notare tutto ciò aiuta a mettere in prospettiva le scelte, ad accettare che siamo come siamo perché la nostra storia non inizia nel momento in cui nasciamo ma nei desideri e nelle speranze che la famiglia ripone in noi.

Può apparire a tratti spaventoso e limitante, a tratti confortante, ma averne coscienza è sicuramente un primo passo.

Per alcuni sarà più facile farlo da soli, per altri le discrepanze e la complessità saranno così elevate da non poter riuscire a sbrogliare da soli la matassa.

Per questi ultimi, la terapia sarà talvolta una caccia al tesoro, altre volte un salvagente in mezzo al mare.

Compito di un buon terapeuta sarà infatti quello di fornire una bussola per indirizzare le proprie energie, per riordinare i pezzi di un puzzle sparpagliato che si fa fatica a portare avanti.

Il terapeuta non avrà formule magiche da dispensare o lezioni di vita da impartire, ma sarà li con voi a scoprire i punti di discrepanza, a fare luce in quegli angolini bui in cui non vogliamo fare luce perché celano qualcosa di terribilmente doloroso.


Che decidiamo di andare alla scoperta da soli o in compagnia, la cosa più importante da tenere a mente è che alla fin fine ognuno di noi è una storia, ciò di cui abbiamo veramente bisogno per raccontarla è la curiosità di scoprirla e buoni occhiali che ci permettano di vedere tutto ciò che non eravamo capaci di mettere a fuoco alla distanza da cui osservavamo.

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